La Sindrome dei Vestiti dell’Imperatore


C’era una volta – racconta la fiaba di Handersen – un Imperatore così interessato a farsi cucire sfarzosi vestiti da sfoggiare per vanità, che trascurava i bisogni del popolo.

Un giorno, alcuni imbroglioni gli offrirono di confezionargli il più bel vestito che potesse mai immaginare, un vestito con una stoffa così preziosa che solo le persone dotate di grande intelligenza avrebbero potuto vedere. L’Imperatore accettò subito: con quel vestito avrebbe misurato il valore di cortigiani e sudditi.

Quando il vestito fu pronto – accelero per non farla lunga – i cortigiani si accorsero di non riuscire a vedere quella meravigliosa e magica stoffa, ma, per non essere tacciati di stoltezza, mentirono decantando le meraviglie di quel vestito che non vedevano affatto. Altri fecero lo stesso e via via fino all’Imperatore, che non riuscì, ovviamente, a vedere il vestito mentre gli imbroglioni con abili gesti da mimi glielo facevano infilare.

Ma, non sia mai che l’Imperatore riconoscesse di essere scemo da non poter mirare quella fantastica stoffa. Lui doveva essere per forza intelligente: era l’Imperatore, per diana! Neanche i sudditi ebbero il coraggio di dirgli la verità; pur di non passare per deficienti, o rischiare la vita, acclamarono l’Imperatore che sfilava pavoneggiandosi in quella veste che non c’era. Finché la voce di un bambino esclamò:- Ma il Re è nudo!

E a quel punto tutti capirono quanto davvero quella stoffa, seppur inesistente, avesse comunque fatto il suo dovere: individuare gli stolti.

CHE FINE FA IL BAMBINO

Questa era la fiaba e si interrompe sul più bello, lasciandoci credere che tutto si sia risolto per il meglio, almeno per il bambino. Nella vita reale, invece, quel bambino viene redarguito dai genitori per aver osato criticare il Re; preso in giro perché, per i motivi di cui sopra, i sudditi si affrettano a smentire che il re sia nudo: “Ma sei scemo? Ah questi giovani d’oggi che guardano troppa tv e chattano su facebook. Poverelli loro, a furia di quella vita si sono sconnessi dalla realtà.”

Per un po’, il bambino insisterà nel sostenere che il Re è nudo, e gli altri continueranno a ridergli dietro. Nei casi peggiori, svilupperà qualche patologia e verrà perfino analizzato dai migliori dottori con la tipica barbetta freudiana che gli prescriveranno cure e medicine; oppure non svilupperà patologie ma i sudditi dell’imperatore gliele affibbieranno lo stesso, tanto tutto fa brodo.

nei casi più fortunati invece ci penserà la vergogna, l’umiliazione e la solitudine in cui lo scaraventeranno i genitori, gli amichetti e tutti gli abitanti del regno, marchiandolo come uno “strano”, che magari tra un po’ confesserà che vede gli omini verdi, ed emarginandolo (giustificandosi con mille scuse, tra cui “Hai reazioni strane, non so come prenderti“, un classico dove ci si para il culo fingendo di riconoscere un proprio limite ma di fatto addebitandolo all’interlocutore, che poveretto lui, avrebbe reazioni strane, ergo la colpa sarà sempre di quest’ultimo). Se il poveretto è una donna è il momento in cui gli chiedono se ha le sue cose, un classico.

Crescendo, a volte quel bambino si omologherà, si convincerà davvero di vedere quella stoffa, scindendo la realtà in quella che vede e in quella che gli altri vogliono che veda. Si riprodurrà e, come tutti i bimbi quando diventano genitori, educherà allo stesso modo i suoi figli. E guai a loro se si distaccheranno dalla massa affermando che il Re è nudo.

Nei casi più fortunati ancora, invece imparerà a strafottersene di ciò che dicono gli altri, o fingerà di adattarsi alla massa rischiando di diventare un asociale o comunque uno dalle idee strambe, finendo per affollare la categoria dei genii incompresi. Però, siccome c’ha addosso la macchia che, una volta, disse che il Re è nudo, lo copriranno di gloria… soltanto postuma.

In tutti i casi, perderà del tutto la fiducia nella ragionevolezza, non la sua, ma degli altri: inizierà dai suoi genitori, passerà ai suoi amichetti, e arriverà all’intero genere umano.

Ma tra tanti pazzi che continuano a sostenere di vedere quei meravigliosi vestiti – pur sapendo che NON esistono – lui sarà considerato il più pazzo, perché, in un mondo di pazzi, la peggiore nemica è proprio la ragione.

Io ho un carattere forte, anche troppo, e non sapete quante volte ho gridato quella frase, quante volte mi hanno chiesto se avevo le mie cose, attribuito a me loro problemi  (soprattutto gli uomini: un classico esempio di transfert).

Ho la massima fiducia nelle potenzialità di miglioramento del genere umano, ma nessuna nella loro capacità di comprenderlo. Però, sono una inguaribile altruista perciò, quando trovo un Re nudo, glielo dico: una sola volta, nella speranza di accendergli una lampadina e aprigli la mente a un nuovo, innovativo, punto di vista; dopodiché… una sana strafottenza alla chi s’è visto s’è visto… e ‘azzi suoi.  In genere, quella lampadina non gli si accende mai: da bravo imperatore è tutto preso dalla veste inesistente.

Tu che strada hai scelto?

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3 risposte a La Sindrome dei Vestiti dell’Imperatore

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  2. Francesco ha detto:

    Ho letto con piacere quanto riportato. ….purtroppo dietro questi modelli si possono strutturare, nascondere (a se stessi!), avallare atteggiamenti criminali. Io ne ho esperienza diretta. E già ….tu, con le tue idee “strambe” che provi a metterle in evidenza, risulti essere la persona strana. Ritengo che “strano”, di per sè, è un aggettivo poco “riuscito” (o meglio assai rivelatore da chi lo utilizza); già dal momento in cui “strano” ti viene appiccicato, intimamente dovrebbe connotare che, colui che lo ha utilizzato, è nei fatti “estraneo” al tuo moto intimo che determina un pensiero!

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