Forse sono un automa


Leggo spesso di giovani e trentenni che si lamentano di una grossa  azienda dove ho lavorato come sviluppatore di software e dove ho amato lavorare.

Si lamentano che a lavorare lì non si ha più una vita, che fanno troppi straordinari, che lavorano anche il sabato e la domenica, che devono fare le trasferte, che non hanno più il tempo di uscire con la ragazza, che per lavorare lì bisogna essere automi, troppo stress da lavoro e bla bla bla.

Non so, a me quello stile di vita piaceva, mi piaceva lavorare fino a tardi e farmi cacciare dalla guardia che doveva chiudere.

Mi piaceva arrivare la mattina presto. Forse quei ragazzi non ci hanno lavorato abbastanza per scoprire che, una volta che ti eri fatto una buona reputazione, potevi anche arrivare più tardi perché bastava che facevi almeno le tue 8 ore e 2 orette di straordinario al giorno.

Mi piaceva quando il capo mi si avvicinava con aria da funerale e dopo avermi chiesto “Posso parlarti un attimo?” mi portava in ufficio e mi regalava una trasferta.

Mi piaceva quando mi chiamava la sera per dirmi di andare in agenzia viaggi a prendere il biglietto perché l’indomani avrei dovuto essere a centinaia di km da qui. Dentro di me sbuffavo sempre quando faceva queste sorprese, ma quando il treno partiva mi prendeva l’entusiasmo.

Mi piaceva imparare le cose “a runtime“, mettermi alla prova continuamente su piattaforme e linguaggi nuovi, mi piaceva quando il mio team leader mi chiamava in ufficio e mi chiedeva di scoprire tutto sul funzionamento di una dll o un altro oggettino che nessuno conosceva.

Mi piaceva quando avevo solo poche ore per capire come stampare con un mainframe vecchissimo e un software senza documentazione, mi piaceva quel continuo  problem solving.

Mi piaceva anche dormire in hotel o condividere la casa con le colleghe in stile grande fratello (mi capitavano pure quelle antipatiche ma chissenefregava, avevo viaggio, alloggio pagato e pure l’indennità di trasferta!)

Gli straordinari erano stancanti , è vero, ma me li pagavano tutti, sempre. Li facevo perché quando trovavo la concentrazione potevo andare avanti ad oltranza, ma soprattutto era l’unico modo per ingrossare lo stipendio, visto che per negare le promozioni trovavano mille scuse.

Mi mettevo i soldi da parte mentre altri se li spendevano in donne e con infinita arroganza si vantavano pure di arrivare a fine mese senza un soldo.

Se li ho abbandonati non è stato per quel tipo di vita, cosiddetto “stressante”, ma perché pur avendogli detto prima dell’assunzione che non potevo oggettivamente fare le trasferte e che se avevano intenzione di penalizzarmi per questo era meglio non assumermi,  pur avendomi loro assicurato con lingua biforcuta che non me le avrebbero mai chieste, continuavano a propormele insistentemente, tanto per successivamente rinfacciarmi quel previsto “Non posso“.

Non mi piace pensare a quello che non posso più fare, non mi piace che mi si facciano domande retoriche, non mi piace la mancanza di onestà.

Non mai ho fatto la scema sul motorino, loro sì, eppure sono io quella che si è ritrovata a neanche 27 anni con una schiena da vecchietta e un enigma per i medici. Non ho mai nascosto nulla della mia situazione, ho preferito essere sincera a costo di non avere il posto, quindi non meritavo di vedermi rinfacciare da capi e colleghi che stavo in sede.

Non mi meritavo di sentire spettegolare i colleghi alla macchinetta del caffé, mentre  malignavano che io non avessi niente e la mia fosse solo una “scusa per non partire“, una trovata per fare carriera in sede alla faccia loro.  Ma nessuno commentava quegli stessi colleghi quando s’inventavano finte ernie (mai certificate) pur di tornare in sede a fare i manager sui progetti. Quegli stessi colleghi erano i primi a prendersi le ferie per fare i viaggi in europa, mentre io restavo a casa e sfruttavo le ferie per fare terapia.

Me ne sono andata perché non c’era possibilità di crescita, perché tu, capo, non puoi assumere le donne per apparire “politicamente corretto” e poi  dire che “alle donne è meglio non dare promozioni sennò si montano la testa“.

Me ne sono andata perché non mi piace la filosofia “lascia i bachi apposta così il cliente ci paga anche la manutenzione“.

Me ne sono andata perché le pause caffé dovrebbero durare 15 minuti, non mezz’ora e dovrebbe essercene una ogni 2 ore. Non che si lavora 15 minuti su 2 ore e il resto lo passi a cazzeggiare tanto c’è Speedy Gonzales (come ero soprannominata) che può fare il lavoro al posto tuo.

Me ne sono andata perché se io sono stata onesta con te tu non mi puoi tenere il broncio e levarmi il saluto se la chiamata per il ricovero in ospedale (pubblico) che aspettavo da mesi è arrivata alla soglia di un progetto che ritenevi importante.

Quei giovani , sanissimi, che scrivono di essersene andati solo perché quel lavoro gli rubava la vita e loro la rivolevano indietro, perchè gli mancava il loro tempo libero fuori dall’ufficio, perché le  trasferte (indennità di trasferta, viaggio e  alloggio pagato) gli impedivano di vedere la fidanzata tutti i giorni, io non li capisco.

Non li capisco perché a volte mi ritrovo a pensare a dove sarei arrivata, e soprattutto quanto avrei messo da parte, se non avessi dovuto dire addio alla mia giovinezza per imparare a vivere da novantenne, se non avessi dovuto rinunciare alla mobilità che avevo prima e che invece loro si godono ancora, se avessi avuto una schiena normale.  E purtroppo non lo saprò mai.

Perciò invidio tutti quei giovani che possono ancora permettersi di fare quella vita e non potrò mai essere d’accordo su quel tipo di lamentele.

Ci sono lavori molto più pesanti e stressanti del programmatore, ma forse chi è sano non capisce la fortuna che ha. O forse io sono un automa.

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6 risposte a Forse sono un automa

  1. stefitiz ( tiziano stefani) ha detto:

    hai ragione, molti sono sani e fanno di tutto per apparire malati. non sanno che fortuna hanno…….o forse non c’è più lo spirito di sacrificio e si vuole tutto e subito…

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  2. Fabrizio Di Carlo ha detto:

    Capisco ora, quando io mi ponevo il problema della mia ex (all’epoca la mia ragazza) tu mi dicesti lasciala e parti

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  3. Steve ha detto:

    Ti stimo tantissimo sorella !!! 😀

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