Scegliere le Superiori: quale Scuola?


I primi mesi dell’anno  sono il momento in cui per gli studenti della terza media i nodi vengono al pettine. Ad un certo punto ti si presenta un modulo che dovrai compilare indicando in quale scuola superiore – indirizzo, orientamento –  vorrai andare a studiare per i successivi anni della tua formazione scolastica.

Io ebbi la fortuna, o la sfortuna secondo i punti di vista, di aver deciso già a 6 anni cosa volessi fare: avrei voluto studiare astronomia e andare a rinchiudermi in qualche bell’osservatorio, magari estero, ad ammirare le stelle. Il progetto mi era chiarissimo in mente ed ero convinta che anche tutti i miei compagni avessero già deciso cosa fare da grandi. Per cui mi sentii estremamente fuori luogo quando alla domanda “Allora cosa scegli?” ricevetti risposte vaghe del tipo “Boh“, “Non lo so“, “Il classico perché non conosco altro“, “Lo scientifico perché non mi piace il greco“, “Itis perché c’ho il commodore 64“, “Ragioneria perché mio padre ha lo studio“.

Ancora di più quando passai alla domanda “Ma cosa vuoi fare da grande?“. Qui le risposte vertevano più o meno su “Non lo so, inizio a scegliere una cosa poi vedo“.

Sono passati molti anni da allora ma le cose non sono cambiate: è ancora troppo presto per la maggior parte dei ragazzi perché abbiano le idee chiare su ciò che diventeranno.  Tenuto conto anche del fatto che la “proliferazione”  dei nomi strambi ha visto il fiorire di centinaia di indirizzi e istituti di ogni tipo che ci si perde a valutarli tutti, per cui alla fine ci si “butta” comunque su quelli più trend o conosciuti.

Quando fu la volta mia genitori e parenti mi sottoposero le loro proposte:

 – fai il classico perché le tue sorelle e il fratello lo hanno fatto e hanno avuto ottimi voti. Il classico E’ la Cultura (scelta preferita dei genitori)

 – fai il liceo artistico perché disegni bene, potresti fare la cartoonist Disney (scelta preferita di mia sorella). In effetti ho sempre avuto il pallino di rifare le copertine di “Topolino“, le locandine Disney e fare alcuni disegni autonomi in tema, ho anche avuto “commissionati” due disegni in formato 45x50cm e altri due li tengo appesi in casa mia, più decine di disegni conservati religiosamente. Ma era un hobby, farne un lavoro mi sembrava pesante.

 – fai il conservatorio (proposta sottobanco di mio padre): tutto perché avevo iniziato a suonare da autodidatta il vecchio pianoforte “da saloon” mezzo scordato che avevamo in casa e una sorella già vi studiava flauto traverso. Sullo strumento ho preferito prendere più in là lezioni private non invasive.

Fine proposte.

Io, avendo più interesse verso la scienza, avevo preso la strada del Liceo Scentifico coinvolgendo anche qualche compagna di classe che mi emulò per “comunella” (già! Anche questo conta nelle motivazioni).

Lo dissi a mio padre e lui storse il naso: a casa mia “classico” era sinonimo di “Cultura” mentre “scientifico” era una sottoclasse per gli sfigati, praticamente se ci vai non sai parlare né scrivere. Di recente le quotazioni dello scientifico erano leggermente salite solo perché l’anno prima una sorella maggiore lo aveva provato per un mesetto per poi scegliere altro. Il fatto che avesse riportato alti voti per quella comparsata aveva fatto bene alla reputazione del tale Liceo, convincendo però mio padre che valesse la pena di accontentarmi A PATTO che scegliessi lo stesso liceo in cui era “apparsa” la sorella.

Sinceramente mi ero già abbastanza disgustata durante le medie perché le performance scolastiche delle mie 3 sorelle maggiori avevano fatto del mio cognome un marchio di qualità, per cui era “scontato” che anche io fossi brava come loro e mi ritrovai per questo a dovermi correggere i compiti da sola quando mi resi conto che i professori mettevano il voto sul compito senza leggerlo, solo perché c’era sopra  il marchio di qualità.

La conseguenza fu che non solo scelsi un Liceo Scentifico ma andai in tutt’altra zona, laddove nessuno conosceva il mio cognome e pertanto mi avrebbero finalmente  corretto i compiti.

Avendo concordato la cosa assieme alle compagne di scuola volemmo essere certissime di essere assegnate pure alla stessa sezione e grazie ad una “soffiata” sapemmo che se avessimo scritto la frase magica “..e chiedo di essere assegnata alla stessa sezione di Nome e Cognome” la segreteria ci avrebbe accontentate. Lo facemmo e, presumo dopo grasse risate da parte della segreteria, ci ritrovammo davvero nella stessa sezione.

Il Liceo non era male. Facilmente raggiungibile, niente soggetti strani, il neo era che la famosa sezione aveva professori sì bravi ma avarissimi coi voti: il massimo era 7.  Ma la felicità di essere una perfetta sconosciuta e poter vedere i miei compiti corretti da altri era tale che non me ne importava.

Altro vantaggio fu che la presunta limitatezza sulle materie umanistiche da leggenda metropolitana non si vide per niente. Il trucco era semplice, i professori delle materie scientifiche ci fecero il seguente discorso: “Poiché avete scelto un indirizzo scientifico probablmente quando andrete all’Università sceglierete una facoltà scientifica, quindi studiate bene ora le materie scientifiche che partirete avvantaggiati“; i professori delle materie umanistiche invece fecero questo discorso: “Poiché avete scelto un indirizzo scientifico probablmente quando andrete all’Università sceglierete una facoltà scientifica, quindi studiate bene ora le materie umanistiche che poi dopo non avrete più l’occasione“. Il risultato fu che ci tenevano a che studiassimo tutte le materie. Tranne ovviamente in quei momenti in cui noi ragazze ci assiepavamo davanti alla cattedra per impedire al prof. di scorgere i maschietti che giocavano alla cavallina in fondo all’aula, o quando scocciati delle aule malmesse ottenemmo dal preside una settimana di sospensione delle lezioni per rimettere a nuovo la nostra aula, o quando sperammo che il detto prof. si infortunasse per riposarci dalle interrogazioni (cosa che avvenne…).

Cosa mi è rimasto dello scientifico? La capacità di affrontare un problema da diversi punti di vista; il ricordo dei filmini anni ’50 in cui professori americani pazzoidi spiegavano la fisica dondolando sull’altalena; il l prof. d’inglese che ci fece leggere, copiare e tradurre l’intera “Ballata del vecchio marinaio”  di Samuel Taylor Coleridge (qui il testo originale e in italiano), lunga come una soap opera ma rivelatasi avvincente come “La Storia Infinita” ; l’altra prof. di inglese che ci fece addirittura recitare “Cenerentola” in lingua inglese con tanto di sipario improvvisato e costumi di scena fai-da-te; le discese nel laboratorio di biologia con una prof. tanto bella, alta e elegante quanto Wonder Woman; la prof. di filosofia che precorrendo i tempi ci fece studiare approfonditamente il mondo Arabo; e dulcis in fundo una dissertazione di ben 2 ore in cui il prof.di fisica (che era bello come Paul Newman) ci spiegò di sua spontanea volontà perché la Unione Sovietica tratteggiata nel film “Rocky IV” era pura fantascienza.

E, sì, mi ricorderò per sempre ANCHE di quella volta che si discusse animatamente su quale fosse il sesso degli angeli, fin quando una compagna che faceva catechismo si alzò in piedi e rivelò che “Gli angeli sono puri spiriti,  quindi non hanno sesso“….

Col senno di poi, avendo lavorato nel campo dell’analisi e sviluppo software, ho pensato che forse avrei potuto avvantaggiarmi con l’Itis, ma chi ci è stato mi ha detto che non mi sarebbe servito perché si perdeva tempo.

Alla fine dei conti, conoscendo quello che so ora, materialisticamente sarebbe convenuto fare ragioneria e diventare commercialista, perché grazie al fatto che le tasse ci saranno sempre e, complice lo Stato ma anche l’interesse a far sembrare le cose molto più complicate,  i clienti non mancano mai, i soldi girano a fiotti e se tanto sbagliano paghi sempre tu.  Almeno così mi farei pagare le dichiarazioni che preparo ai parenti (i quali non hanno mai avuto sanzioni) e tutte le centinaia di pratiche che dovetti fare collaborando col CAF…. Ma sarei felice?

Non ho più studiato Astronomia (nella mia città NON esiste la facoltà) e sono contenta di avere scelto lo scientifico? SI’, perché mi ha dato gli strumenti per affinare il ragionamento e descrivere la realtà senza pittarla con parolone da intelettualoidi, per  essere orgogliosa di me, al contrario  della tipa che scelse una strada per cui non era portata perché paparino aveva lo studio pronto e le procurava i clienti, diventando però bugiarda, gretta e meschina, con la pelle grassa e il colesterolo a 320.

L’unica cosa che non rifarei è scrivere la famosa frasetta per avere nella mia sezione le compagne delle medie: senza di loro mi sarei divertita di più.

In conclusione: nella scelta della istruzione superiore decidete prima se vi interessano più i soldi, la passione o la conoscenza e ricordate che se sceglierete una strada solo per i soldi diventerete falsi e ottusi come l’elettricista che si tostò da solo, come l’avvocato che finì indagato, come un certo commercialista le cui corna cresceranno in eterno assieme all’inflazione o come un certo idraulico che non capiva un tubo 🙂

Purtroppo su Internet non ho trovato un “bignami” per poter avere il colpo d’occhio del ventaglio offerto dalla Scuola Italiana sui vari  tipi di scuole superiori, esiste solo l’elenco anagrafico qui. Dopo tanti anni le cose non sono poi molto cambiate e la scelta della scuola superiore resta un dilemma amletico

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6 risposte a Scegliere le Superiori: quale Scuola?

  1. Fabiola ha detto:

    Che bella riflessione! Alcuni concetti sono davvero condivisibili! Mi piace che parli allo stesso modo sia per i ragazzi che per le ragazze, anche se molto spesso resiste la solita discriminazione e persistono i soliti pregiudizi di genere. Io ho vissuto da genitore solo un anno fa questo momento delicato; non ti nascondo che ho fatto di tutto perchè mia figlia minore scegliesse il classico o lo scientifico. In una famiglia di artisti quale è la mia desideravo fortemente che almeno un elemento si distaccasse dallo stesso destino degli altri. L’Arte con la A maiuscola è una utopia per pochi talenti e l’arte applicata si declina in talmente tante direzioni che si può seguire in qualunque momento della vita. Mia figlia ha scelto il socio/psico/pedagogico (le vecchie magistrali?!). Alle prime udienze gli insegnanti si sono espressi in modo entusiastico su di lei e sulle sue capacità…così ho rinunciato a denigrare e sottovalutare questa scelta; mi aspetto che frequenti con altissimi livelli di profitto, lei non ha grandi passioni o sogni per il suo futuro lavorativo…cosa farà? Di certo conoscerà almeno l’inglese e il linguaggio informatico…o non mi chiamo più Fabiola!
    Ciao

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  2. Vale ha detto:

    Ciao Fabiola! Grazie per il tuo commento che espone molto bene il punto di vista del genitore.
    Effettivamente i soliti pregiudizi sono duri a morire, ragazze solo il classico, maschietti magari più portati per la matematica. Fortunatamente non ho dovuto scontrarmi con essi al liceo, del resto eravamo 15 ragazze e solo 8 ragazzi, magari forse erano loro a sentirsi un po’ discriminati 😉 , chissà. Le discriminazioni purtroppo sono venute più in là, all’università o nel mondo del lavoro, paradossale che proprio gli adulti discriminino più che i giovani no?
    In bocca al lupo per tua figlia 🙂

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  3. pandora ha detto:

    è una scelta che ti condiziona un sacco la vita.. anche io a suo tempo non scelsi granchè bene… passa a trovarmi sul mio blog dove condivido una storia molto particolare che sto vivendo in questo periodo

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  5. Vale ha detto:

    @pandora
    Grazie per avermi letta. Vengo subito!

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